giovedì

SINDONE, IMMAGINE IMPOSSIBILE

Riassunto della conferenza tenuta
da Leone Pantaleoni
lunedì 6 aprile 2009
a
PESARO
PARROCCHIA DI CRISTO RE
.
La Sindone non è un'icona,
perché più d'una icona è una reliquia.
E più d'una reliquia è una Presenza.

Conservata a Torino dal 1578, la Sindone è un telo di puro lino di 1 metro (1,10) per 4 (4,36) che contiene, con macchie di sangue variamente diffuse, l'immagine frontale e dorsale d'un uomo flagellato, coronato di spine e crocifisso, come il Gesù dei Vangeli. In piena controtendenza al comune sentire, essa ci mostra una infissione di chiodi sul polso invece che sul palmo della mano e il trasporto di un fardello che non era la croce intera ma il solo palo orizzontale, detto patibulum. Essendo l'immagine sindonica prodotta dalla
disidratazione delle fibrille più superficiali dei fili di lino, essa è una sottrazione di materia. Contrariamente alle macchie di sangue, sangue del gruppo AB, che sono al contrario materia che s'aggiunge a materia.
Della Sindone, dal greco Sindon, lenzuolo, parlano i vangeli, con la sola variante di Giovanni che vi aggiunge anche dei panni o pannolini (othonia).

Crocifissione

Atroce pena, tipicamente romana, in una sua orazione contro Verre, Cicerone, definisce la crocifissione "Supplicium taeterrimus" e "Supplicium damnatorum". Il più temuto di tutti i supplizi, cioè.

I chiodi nei polsi

I chiodi sono infissi nei polsi dell'Uomo della Sindone. Se si fosse trattato dei palmi, come costantemente riportato dalla iconografia corrente, il corpo del condannato si sarebbe sfilato dalla croce. I chiodi sono stati collocati nel cosiddetto foro di Destot dove ci sono degli ossicini mobili che lasciano un apposito spazio. La trafittura in quel punto comporta la rescissione del nervo mediano che provoca dolore parossistico (che può condurre alla pazzia) e il ripiegamento del pollice all'interno della mano. Come per altro mostra ampiamente la Sindone.

Sangue

Nella Sindone è presente sangue di gruppo AB. Scaturito da un vivente (intra vitam) nella nuca, fronte e avambracci e fuoriuscito da un cadavere (post mortem) nel costato e ai piedi. Non vi è però traccia di sostanze putrefattive. Ciò significa che quel corpo è rimasto nel lenzuolo non più di 36 ore.

Aragonite

All'altezza del volto e delle ginocchia dell'Uomo della Sindone sono state trovate tracce di aragonite (un minerale presente sulle strade di Gerusalemme).

Flagellazione

La legge ebraica prevedeva che i colpi di flagello raggiungessero il numero massimo di trentanove (quadriginta una minus). Sull'Uomo della Sindone ne sono stati contati 120. Ora, considerato che ciascuna delle due fruste conteneva tre cordicelle e su ogni cordicella c'erano ossicini e pezzetti di piombo variamente appuntiti, le lesioni complessive superano il numero di 700. A parte la zona pericardica, colpire la quale avrebbe significato provocare la morte del condannato, in tutto il corpo dell'Uomo della Sindone vi sono tracce dei colpi di flagello. La severità della pena ci ricollega alla frase di Pilato riportata dai Vangeli: - Lo farò flagellare, poi lo libererò -.

La coronazione di spine

Confacente alla corona mediorientale, sul capo di Gesù fu posto un casco di affilatissime spine e non una corona.

Morte per rottura del cuore

Proprio come riportato da Giovanni dopo il colpo di lancia di Longino, dal costato di Gesù sono usciti sangue e acqua. Ciò conferma il deposito della parte corpuscolare del sangue da quella liquida, il siero, dopo la rottura del cuore. Rottura confermata dal grande grido emesso dal morente prima di spirare.

Quello strano ciuffetto in mezzo alla fronte

Antichi dipinti mostrano una raffigurazione del volto di Gesù che fa riferimento a quello dell'Uomo della Sindone in maniera davvero impressionante(occhi grandi, naso prominente, asimmetria delle guance ecc.) Primo fra tutti uno sbarazzino ciuffetto in mezzo alla fronte alla radice dei capelli, del quale - davvero - non se ne comprende la ragione. A meno che non si faccia riferimento a quella epsilon rovesciata che nella Sindone rappresenta una macchia di sangue, il cui andamento sinuoso è motivato da rughe della fronte, ovvero pieghe della pelle dovute a dolore spasmodico. Essendo quello dei dipinti un Gesù trionfante, non era cosa confacente il rappresentarlo sofferente e sconfitto. Ecco perché il curioso rivolo di sangue fu tramutato in un ancor più curioso ciuffetto in mezzo alla fronte, alla radice dei capelli.


L' "incontrovertibile" verdetto del radiocarbonio

Incontrovertibile e definitivo, senza appello, insomma, fu definito il verdetto dell'indagine al carbonio 14 (radioattivo) a cui fu sottoposta la Sindone nel 1988 dai tre laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo. E invece non ci fu indagine più mal eseguita. Tra sospetti e bugie davvero inaccettabili furono le condizioni unilaterali poste dai carbonisti. Non vollero cattolici. Nemmeno in veste di semplici osservatori. Non accettarono la collaborazione con gli studiosi statunitensi (quasi nessuno cattolico) che nel 1978 sottoposero il lenzuolo ad una seria inaudita di studi effettuata con strumenti i più sofisticati al mondo. Non rispettarono il protocollo che prevedeva d'effettuare l'indagine alla cieca. Senza sapere cioè, assieme a campioni di riferimento, quale fosse quello della Sindone. Non permisero mai ad alcuno di controllare i complicati calcoli empirici che portarono al risultato di falso medioevale compreso nel periodo 1260-1390 d.C. Non tennero conto della importanza della perfetta pulizia del campione esaminato. La Sindone infatti subì incendi, ostensioni con esposizioni a contatto con candele accese, mani d'uomo e con lenzuoli da cui vennero ricavate copie pittoriche dell'originale. Onde tastarne l'autenticità, la Sindone fu persino immersa nell'olio bollente.

Leonardo da Vinci

C’è chi ha ipotizzato la Sindone un’opera del genio dei geni, ossia, Leonardo da Vinci. Vien subito da chiedersi: c’è qualcosa a questo mondo che non sia stato attribuito a Leonardo? Il fatto è che la Sindone venne venduta a Ludovico di Savoia da Margherita de Charny il 23 marzo 1453 e Leonardo, nato il 15 aprile dell’anno precedente, aveva 11 mesi e 8 giorni. D'accordo che fosse precocissimo, ma c'è un limite a tutto! Morale: se davvero ne fosse lui l’autore, si tratterebbe di un miracolo più sbalorditivo della veridicità del telo.

Il codice Pray

A Budapest è conservato una miniatura (Codice Pray) risalente al 1192-1195, su cui è riportato l'Uomo della Sindone con le dita che non mostrano i pollici e con otto piccoli fori, così come si presentano sul lenzuolo, causati da un incendio precedente a quello di Chambery.

Incendi

La Sindone ha subito, con quello del 1997, almeno tre incendi. Il più terribile è quello di Chambery (Alta Savoia) del 1532. Chiusa in una cassa d'argento, le gocce del metallo fuso hanno procurato delle profonde bruciature che han solcato nel lenzuolo una sorta di binario intervallato da vistose toppe triangolari.

Le clarisse

I rammendi successivi, operati dalle clarisse di Chambery sono stati effettuati con tale amore e cura da risolversi in una magistrale abilità. Alcuni sono così ben fatti da meritarsi l'appellativo di invisibili.

I pollini

Lo svizzero Max Frey, famoso palinologo, ha riscontrato sulla Sindone pollini esclusivi della zona di Gerusalemme e del bacino del Mediterraneo.

Il tragitto della Sindone

Il tragitto della Sindone nei secoli: da Gerusalemme in Turchia (Edessa, oggi Urfa) e quindi a Istanbul. E quindi, sfiorando le coste della Grecia, della Sicilia e della Sardegna, attraverso il golfo del Leone, fino a Lirey (vicino a Parigi). Infine a Chambery e quindi, dal 1578 a Torino.

La prima fotografia

Le prime fotografie effettuate sulla Sindone sono opera d'un dilettante torinese, tal Secondo Pia. Non fu cosa facile. Sia per ottenere i permessi e sia per effettuare un'operazione per niente semplice per quel tempo. La cosa sconvolgente fu che il negativo fotografico della Sindone si dimostrò un positivo, semplicemente perché è la Sindone stessa un negativo naturale. Col formarsi dell'immagine nel bagno di sviluppo, Secondo Pia, dall'emozione, fu sul punto di svenire. Quell'immagine, anche per gli incredibili particolari che mostrava, si dimostrò una sorta di apparizione.

Sindonologia

Dopo le prime foto e l'ottenimento del negativo dimostratosi positivo, la Sindone fu sottoposta ad una serie inimmaginabile di studi. Oggi è diventata una vera e propria scienza a tutti gli affetti: la sindonologia. Essa comprende le seguenti branche: anatomia, antropologia, biologia, chimica, diritto romano riguardante la crocifissione, edomatica, esegesi biblica, fisica, fotografia, iconografia, informatica, matematica, microbiologia, microscopia, numismatica, palinologia, patologia, radiologia, scienza dei tessuti, storia, storia dell'arte, storia della cultura, teologia, traumatologia e usi ebraici di sepoltura.

Vide e credette

Narra il Vangelo che Giovanni e Pietro si recarono al sepolcro. Arrivò prima il più giovane dei due che si limitò a sbirciare lasciando entrare Pietro. Il quale vide e credette. Il testo greco riporta i tre verbi Bl(e)pèin, (t)zorèin e Idèin che significano, nell'ordine, 'scorgere', 'osservare' e 'vedere e capire'.
Cosa capì Pietro? Egli comprese che da come era rimasta la Sindone con gli altri pannolini non c'era stata manomissione. Come se il telo si fosse afflosciato su se stesso per smaterializzazione del corpo in esso contenuto.

SEGNO FATTO DI LUCE

Se la Sindone è il negativo d'una irripetibile fotografia, vuol dire che nel sepolcro si è sprigionata una luce. E la figura dell'Uomo della Sindone è davvero illuminata. La cosa sorprendente è che la sorgente di luce non ha direzionalità. Non viene né da destra, né da sinistra; né da sopra, né da sotto. Viene dal di dentro. Ciò è in consonanza col fatto che l'immagine sindonica contiene informazioni che han permesso agli studiosi di ricavarne una versione tridimensionale. Cosa questa senza precedenti. Impossibile da ricavarsi con fotografie, quadri e disegni di matrice bidimensionale. “Una cosa è certa: per fare una fotografia ci vuole necessariamente una luce. Considerato ciò, possiamo serenamente accettare di credere che nel buio del sepolcro una luce si sia sprigionata da quel corpo. Non c’è altra spiegazione”.
La Sindone è quindi una manifestazione di luce. Constatiamo con sorpresa che il volto non è illuminato né da destra, né da sinistra, né di fronte, né dal verso. “Egli stesso è la Luce. Questo Volto è illuminato dal di dentro”.
“Segno fatto di luce, questa è la fotografia. Qual è la riflessione che voglio fare insieme a voi? E’ una riflessione che quando io, quando la faccio, mi riempie di commozione, perché vuol dire esattamente questo: che non solo Dio ha mandato Suo Figlio e gli ha fatto prendere un volto di uomo, ma pensando a noi, uomini dell’immagine, uomini della civiltà dell’immagine, ci ha procurato una fotografia, l’ha tenuta nascosta per tutti questi secoli, e quando è stato il momento giusto per farci capire il senso di questo tesoro nascosto, ce lo ha fatto scoprire”

Mons. Claudio Sorgi
Critico cinematografico e televisivo,
docente di comunicazioni sociali

Conclusione:

Dal Vangelo di Giovanni (I,I, ss.): "Ciò che abbiamo udito, ciò che noi abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della Vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi"

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