Palindromi: l’enigmistica non è sempre a senso unico, a quanto pare
Si dice palindromo, dal greco pàlin e dròmos che significa corsa all'indietro, e nell'universo edipico si riferisce a quelle parole o frasi che si leggono allo stesso modo in ambo i sensi. Esempi del primo tipo i nomi Ada, Anna, Ebe, il numero otto, le lettere dell'alfabeto effe, elle, emme, enne, erre ed esse e la frase “I ceci” (foto).
E del secondo frasi come "I topi non avevano nipoti" e "Alle carte t'alleni nella tetra cella" o, ancora, “E poi Martina lavava l’anitra miope”.
Certo quest’ultima, più che sibillina, è frase al limite dell’assurdo, ben distante da quelle degli slogan pubblicitari che imperversano nella nostra televisione. A proposito, curioso il fatto che le domande: "E' la tivù vitale?" e "E' letale la tele?" si leggano allo stesso modo da sinistra a destra e viceversa.
Con i palindromi c'è naturalmente di che sbizzarrirsi. Alcuni esempi. Riferito ai giovani che bevono prima di mettersi alla guida: "A voi giammai giova". Anche perché un altro palindromo qual è "E' la morte tetro male" ne sottolinea, qualora ve ne fosse bisogno, l'irreparabile perché.
Riferito a coloro che ripetono pappagallescamente senza capire: "Eco vana voce" (che si tratti, invece, del semiologo?). Oppure dedicato a quei corruttori che credono nella bustarella: "Ognun ungo". Con "Madam, i'm Adam" ce n'è anche per un inglese alle prime armi e con "Irene se ne ride" trova spazio persino la Pivetti. Probabilmente quando nel rivedersi com’era, fa l'impossibile rapporto con quella che oggi è diventata. L'ultimo palindromo è dedicato ai furbetti del modello 730 et similia: "Essa t'evita le relative tasse". D'accordo che l'enigmistica è evasione ma non per questo deve risolversi in quella fiscale.
Leone Pantaleoni
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